premi 2012

Premi dell'anno 2012

 

Vincitrice premio "Il presepe"-Pesche con "Miriam Maria-Nabi Imram-

Vincitrice premio "Le donne pensano,le donne scrivono"con "Le strade di Amherst"

Vincitrice premio cinque terre "Sirio Guerrieri"con "La venticinquesima ora"

Vincitrice premio Linda Scaburri con "Il clown dagli occhi di pioggia"

Vincitrice premio "Antico Ottorino ed Elisa Benvegnù Ortu” -Pontelongo-con "L'ultima poesia"

Vincitrice premio Hombres con "Il clown dagli occhi di pioggia"

Vincitrice targa TLV primo autore classificato della Toscana con "Le rondini di giugno"

Vincitrice premio Pagine ribelli con "Matilde"

Vincitrice premio Estro-vesro "Elementi di vita" con "L'Etna"

Vincitrice premio "Mario Barale " con Isadora

Vincitrice premio Granducato di Alzano "Parole rubate al pensiero" con "Spartacus"

Vincitrice premio citta' di Iglesias con "Earthquake"

Vincitrice premio "Verdicchio in versi" con "Il tascapane e la bottiglia"

Vincitrice premio "Emozioni sul mare" con "Mare di notte"

Vincitrice premio Caprara-Ala-Avio con "lettera da Aleppo"

Vincitrice premio "Il bottaccio" con "I bambini di San'a"

Vincitrice premio "Streghe e Vampiri" con "La nera signora"

Vincitrice premio "In cammino con Gesu'" con "Ecce Homo"

Vincitrice premio città di Fucecchio per la poesia edita con il libro "Prima che il dolore finisca"

Vincitrice premio Patrizia Brunetti con la silloge "42 LUNE"

Vincitrice premio Orizzonti cultura con "I bimbi di San'a"

Vincitrice premio Arcobaleno della vita sezione silloge con "Solo una rosa"

Seconda classificata-Medaglia d'oro- premio città di Livorno con "L'uomo in fuga"

Seconda classificata premio Napoli cultural classic con "Montedidio"

Seconda classificata premio Naviglio Martesana con "Matilde"

Seconda classificata premio Semaforo rosso con "La venticinquesima ora"

Seconda classificata premio "Giovanni da san Piero"-Agliana-con "Miriam Maria"

Terza classificata premio Liliana Bragaglia Associazione Fabraterni con "Matilde"

Terza classificata premio Angelo Valenti con "Il vagone"

Terza classificata premio "Un racconto per San Marcello"con "Le rondini di giugno"

Terza classificata premio Mellana di Boves con "Mare di notte"

Terza classificata premio I Castagni con "Il riccio di Castagno"

Terza classificata premio Estroverso-Elegie con "Solo una rosa"

Terza classificata concorso "Sabatino Circi" con Earthquake

Terza classificata premio Arcobaleno della vita con "La mia Africa"

2012

 

Alcune delle poesie premiate

(con relativi giudizi critici)

 

Earthquake

 

Così è la morte

un rapido spostamento sottovento

una calma improvvisa che viene dal nulla

un angelo sporco che distrugge ricordi

il tempo delle fiabe, il racconto di tante vite

 

così la terra ha tremato,sottovoce a Dio

ha aperto crepe e solchi in un sortilegio di tempesta

mutando i confini, forgiando nuovi dolori

allungando ombre

ha distrutto case di bucanieri avvolte da robinie

campanili che abbracciavano nuvole bionde

cupole d’oro accese dai fantasmi del passato

 

tutto si è capovolto al sibilo del vento

nell’ammaliante brama del terrore

tutto si è mutato in un grido di pavone

in un cerchio infinito privo d’approdo

 

il dolore si è avvolto di spine

in sere d’inferno

in questo andare tra il biancospino sfiorito

che chiamiamo vita

questa vita

la beffa più grande.

 

 

"Attraverso una narrazione degli eventi funesti originati da un terremoto, il componimento si incentra sul riferimento all'episodio centrale dell'umana esistenza la morte, e si connota con uno sguardo riflessivo curvato sul dolore universale. Tale ineludibile appuntamento assume comunque valori e significati diversi in ciascuno di noi. In questi versi pare prevalere l'idea che esso sia privo di consolazioni trascendenti; tale concezione, che la poetessa ci veicola a mezzo di indubbia energia espressiva,la morte è collocata in una dimensione nella quale essa è soprattutto un mutamento del nostro essere, inteso drammaticamente come distruzione del vissuto individuale, che determina, infine, un discorso lirico, un esito di sconsolatezza schopenhauriana:la vita è"la beffa più grande".

 

 

 

Lettera da Aleppo

 

C'è il silenzio del loto

oggi ad Aleppo

i cento silenzi delle campane del tempio

la memoria di ore che sono battaglie, la freccia del tuono,

e d'improvviso la pioggia

 

Dio è solo neve qui ad Aleppo

i bimbi con le sciarpe di lana sono solo poesia

oggi che il bagliore del sangue si fa strada lungo l'abisso

il volo esita, la vita è meno che un soffio di cenere

 

così scende la notte nel suono del flauto a sette canne

qui ad Aleppo

ed è così che si muore

con un vestito a due colori, le mani nell'incavo del seno

i piedi nella forra, l'urlo che sobbalza di pietra in pietra

il corpo posato sul rosso della foglia

il piovasco che brilla in mani quiete

raffredda i polsi, bagna il volto affranto

 

tutto danza di dolore, nel furore delle conchiglie

oltre l'acqua delle steppe,oltre le dune dello sconforto

qui ad Aleppo

e una madre piange in larghi cerchi, gli occhi infelici,

più bella dei suoi anni, dei suoi ieri

nel suo andare grigio.

Arresa alla ginestra.

 

 

"Una coraggiosa poesia che evoca la tragedia che sta vivendo il popolo siriano dopo anni di una spietata durissima dittatura. una rivolta in cui ambo le parti rivelano un'incredibile ferocia in cui entrano in gioco anche profonde differenze di valori etnici, culturali e religiosi,che vede coinvolti migliaia e migliaia di cittadini inermi, primi fra tutti i bambini e le donne. L'orrore di una guerra civile è qui rappresentato si con toni anche forti, ma con una delicata risorsa di immagini poeticamente sfumate, come se si volesse attenuare senza però negare la realtà di un dramma purtroppo terribilmente attuale,con noi impotenti a seguirne da lontano gli sviluppi imprevedibili, senza la minima idea di quale possa essere la soluzione finale. Ci vuole senz'altro del coraggio per mettere in poesia ciò che è tutto fuori che poesia, come lo può essere una guerra e senza cadere in una facile quasi scontata retorica, soprattutto quando si parla di bambini, alternando appunto motici pregni di liricità con versi di una cosciente crudezza, ma rinunciando a termini particolarmente duri, aspri. Le immagini sorprendentemente delicate dell'autrice ci danno l'idea di un profondo senso di rispetto verso le creature maggiormente vittime di questa follia umana."

 

 

 

Mare di notte

 

E lo sentiamo il mare in questo esodo crudele

schiumare da mille bocche sommerse

maculato come il manto di un giaguaro, affilato come una scimitarra

radente di antiche condanne

 

sale furente accanto al golfo di Sirte imbevuto di morte

su gole scompigliate, su braccia che cedono inermi alle tempeste

su quella barca che ondeggia senza più meta

come uno scarabeo morto

 

e Jamila sogna l’albero di gelso, i capperi fioriti, il fiato del Sahara

lunghe distese di oleandri viola

e Sogna Nazim le vergini del paradiso

donne dai fianchi sinuosi come serpi, licaoni nascosti tra i cespugli,

aquile di cielo

 

ma il cuore batte nelle ossa, su labbra avide di sale

tutto è ombra

in quella voce del silenzio che urla prima del naufragio.

 

Vite mai arrivate in nessun porto

laggiù dove un gatto di strada, sporco di pesce

miagola rauco.

Anche lui affamato d’amore.

 

 

"Nel periglioso mare di Ulisse, si consuma l'ennesima tragedia di uomini e donne che lasciano la loro terra senza alcuna garanzia di salvezza. Mentre gli occhi dei naufraghi conservano nostalgiche visioni del deserto, le forti similitudini dei versi anticipano la fine dell'imbarcazione fuori rotta., conferendo al componimento un senso di intensa desolazione."

 

 

 

Montedidio

 

Si sta troppo stretti in cima a Montedidio

qui, nel lastrico più alto

dove una luna rossa fa l’amore con i fili del bucato

con i trucioli biondi delle querce

e piovono baci di tramontana

 

c'è un'allegria di stenti a Montedidio

un odore di cose sorde, di legno amaro

il cuore che si accosta largo alla sera

guardando punti lontani

i bastimenti scombinati alla marea

 

i bimbi si allisciano i capelli, hanno occhi larghi

sandali anche d'inverno

nelle loro botteghe ai piani bassi del paradiso

ed il giorno è un morso solo

una mollica di pane, una mela cotogna

toccato lieve dalle carezze asciutte degli spiriti

acceso di tiepida miseria, arrugginito di catrame

stinto di una memoria antica

 

il vento è guappo, qui a Montedidio

impasta calce e amore in queste notti di poche stelle

lucide di tempesta

 

e le mani di Dio sono senza voglie

quassù a Montedidio.

 

 

"Articolazione suggestiva di uno scenario con il sapiente uso di figure retoriche che traducono momenti di vita colti tra percezioni e sentimento. Le immagini rimandano a connotati storici che il verso sfronda di ogni stereotipo."

L'ultima poesia

 

(A Federico Garcia Lorca)

 

Domani sarà il nulla

saranno ore senza luce nell’emisfero del cuore

ci sarà pioggia, forse un sigaro, un frullo d’ali

un respiro e gocce di rugiada agli occhi

 

tutto si farà nuvola

anche l’ultima poesia d’amore

dolce e lussuriosa come il morso di una mela

libera come un gabbiano sopra la battigia

scorrerà sangue nella terra scura

su una spietata luna che sorride sopra i tetti

lucciole chiare gonfieranno il seno tondo della notte

arcuando un’utopia

entrando in un inverno di ombre lunghe

 

il peso della colpa cadrà sull’acqua

leggero come una foglia

lieve cenere di sole

germogliando nell’erba matta della sera

in un vortice pallido di luna

 

ed io coglierò il tempo, una rosa sfiorita

quel fiore di carta dalla stanza sfitta

per cucire l’ultima verso di un piccolo, grande sogno azzurro

a labbra spoglie, il fiato nelle ossa

in un altrove che non sia qui.

 

 

"Amara visione di un domani dove tutto appare frantumato.Metafora che tocca il tema della perdita delle illusioni da parte di una umanità muta, la quale null'altro può fare che cercare spiragli in cui credere ancora, a costo di rifugiarsi in un'altra realtà. Stile incisivo, sensuale, senza concessioni al romanticismo, al lezioso.Ottima la scelta dei simboli, che rendono tangibili immagini immerse nel fascino di frammenti perduti.Ritmo coinvolgente, costruzione compatta, acuto senso poetico."

 

 

Il tascapane e la bottiglia

 

E lo ricordo il nonno, il berretto di lana grezza

Il vento d’erba alle caviglie

quando all’alba partiva col tascapane e la bottiglia

fumando di spalle nelle chimere dell’estate

il carretto che cigolava piano, come cicala appesa all’albero dei ladri

 

e la ricordo la strada dell’alpe in salita

annodata al filo di una mezzeria

le ore che cadevano come mele rosse dal taschino

il pane fragrante spezzato a mezzogiorno e la bottiglia di buon Chianti

rosso nettare di Dio assaporato tra i soffioni

insieme ai cuculi che cantavano la vita

 

scendeva piano in gola quel sorso cristallino

voglioso, scompigliato al cuore

sussiego di piuma in onda

zampillo in conio d’opale

profumato di mora e lampone

 

poi arrivava l’ultima illusione della sera

il ritorno col carico di legna e di fascine a contare gocce di luna tra le viti

l’ultima stilla del suo Chianti , assaporata piano,

era il compenso di un suonatore stanco

in quel porto dell’anima dove niente può morire.

 

Al buio lucciole danzavano in frenesia sopra il rosmarino.

L’ultima stilla era la favola più bella.

 

 

"Il tema del ricordo,di un vissuto personale, unito all'affetto per il nonno, sono stati occasione di riflessione per l'autrice che ci ha riportato indietro nel tempo quando le ore erano distese e all'alba si partiva a piedi con il tascapane e la bottiglia, le sole due cose necessarie alla sopravvivenza. Con una scrittura chiara, ricca, evocativa e moderna, l'autrice ci guida nella quotidianità di un viaggio attraverso il suo territorio, in quella strada annodata al filo di una mezzeria dove ogni particolare-le mele rosse, il pane buono, il verdicchio-diventano elemento di vita e di gioia-L'utilizzo attento di metafore, l'accuratezza della parola, la forma ed il ritmo, donano al testo l'armoni ae la leggerezza della poesia della vita e per la vita".

 

 

 

 

Il vagone

 

 

Ombre nel vagone gravido di urla

grottesche,stralunate

accatastate sulle assi immonde,sulla paglia torbida di sangue

l’ebbrezza della morte così dolce, così palpabile

tutto scorre

la boria e l’incoscienza del dolore

l’asfissia e il livore della vita

siamo ombre, con gomiti di altre ombre sulle costole

le ossa compresse sopra il cuore

la forza asciutta come un coccio rotto

 

quando scende il silenzio,all’improvviso, piombo sulle spalle,

nella carovana senza sole

lenta sotto le ciglia della notte

quando tremiamo di paura nei venti vagoni in fila indiana

senza alcuna indulgenza, alcun decoro

solo le voci dei carnefici si alzano alla luna

le loro risate oscene che coprono l’orrore delle nostre labbra esangui,

delle schiene curve, del fiato corto

 

siamo ombre senza più alcuna dignità

fantasmi all’alba di Dachau

mille corpi che ne formano uno solo

stanchi spettri in uno scempio impalpabile di sogno

 

e solo la neve che scende intorno

lieve.

 

 

"Il tema tragico della deportazione nazista si trasfigura in una sintesi poetica in cui le immagini oniriche-il vagone gravido di urla-gli-stanchi spettri in uno scempio impalpabile di sogno-diventano denuncia implacabile dell'annullamento di ogni umanità."

 

"La visione di un mondo che ha tanfo di morte e l'angoscia come unica compagna, sembrano essere i protagonisti di questa pagina sul tema tragico dell'olocausto. A condurci in questa dimensione, con immagini che hanno evidenza filmica, è la sensibilità della poetessa che si muove sul piano della realtà e su quello, più efficace, perchè irreale, della fantasia, del desiderio di vita e libertà. Ed è proprio questo, alla fine, a prevalere, in un anelito di religiosa e convinta appropiazione della propria condizione, in una salvifuca consegna al proprio destino."

I bimbi di San'a

 

È terra di latte e miele San’a, sospesa in dorate illusioni

abbracciata dal grido stridulo del falco

bella e crudele d’azzurro, colma di melograni rossi, di rose profumate d’oriente

di bimbi snelli come sciacalli,

la pelle color cannella, il naso camuso, le labbra sottili dalla curva sprezzante

 

hanno il volto acceso, perso nel tempo della supplica i bimbi di San’a

figli di antiche carovane, figli di sabbie chiare

il kalashnikov al collo, i dadi truccati alla cintura

camminano già grandi, crepati dal calore del sole

solcando rughe con sciabole luccicanti

i pugnali d’argento rannicchiati in un angolo del cuore

 

stanno appoggiati al blu cupo della notte i bimbi di San’a

piccoli agnelli divenuti lupi

i capelli spettinati, le spalle avvezze alle intemperie

consumati dalla polvere del tempo

mai stati bimbi, nati già uomini

le grida in falsetto del muezzin che chiama alla preghiera

e solo il rosmarino nell’orto

e mine sepolte tra l’oleandro e il grano.

 

 

Muoiono così, senza luna, senza sogni, senza stelle sul soffitto della stanza

senza nessuna amore stretto in mano, consumati dalle onde

funamboli incorniciati da ali di gabbiani

i bimbi snelli come sciacalli di San’a.

 

 

"Con felice scelta prosodica e un'accurata costruzione di immagini, la poesia ci porta in una terra lontana, consegnandoci alla bellezza e alla crudeltà della sua storia e del suo presente. Della vita dei bambini protagonisti, che “camminano già grandi” e che sono “piccoli agnelli divenuti lupi”, viene messa in risalto tutta la drammatica condizione di violenza in cui sono costretti. A tale condizione fa da contraltare il magico paesaggio naturale. Il contrasto condensato tra la bellezza del paesaggio e la dolorosa esistenza infantile è condensata nei versi “solo il rosmarino nell'orto / e mine sepolte tra l'oleandro e il grano”.

 

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