Quarantadue lune

Quarantadue lune



 

Biblioteca Testi Brevi Edizioni

Silloge poesia

Pagg. 31

 

 

 

 

 

 

 

Primo premio concorso letterario Patrizia Brunetti.

Quando tutto è gia accaduto, comincia la silloge, quando tutto ancora dovrà accadere essa provvisoriamente si conclude. Una dedica per Cesare Pavese che si congiunge idealemente ad altri grandi della letteratura, Omero, Alda Merini,Antonio Tabucchi,Mario Luzi, Federico Garcia Lorca, Italo Calvino.In mezzo , per una manciata di strofe, la terra di nessuno del tempo sospeso, il tempo della chiamata ai conti di una vita.Sapiente ed accattivante l'architettura dei versi, che dispiegano una vicenda binaria di contrasti. E questo è, in definitiva, il senso dell'operazione che, per elisione indotta degli opposti, produce la clausola della dissolvenza finale della dimensione tempo.L'autrice costruisce un gioco efficace di immagini, che si richiamano l'un l'altra, si direbbe per reciproca partenogenesi. Un guardare che è soprattutto un sentire, un sentire che è anche un guardare, per una metrica tutta interna e particolare, che non è fatta di rime ma di immagini concetto. Una metrica, in questo senso intesa che quasi non lascia trasparire il soggetto. Il movimento dei versi è dato infatti non da un agire, bensì da un subire. Tutto si allunga sui sogni e sugli spazi vuoti della vita. C'è l'evocazione in ogni pagina del libro del contrasto tra il sogno e la vita, sapientemente scritto,e la sfinitezza e la lentezza dei giorni che si risolvono alla morte del tempo, che alla fine, non esiste davvero.

 

Alfonso Cardamone






Quarantadue lune

(A Cesare Pavese)

 

 

E in questo giorno d'estate

che si lascia guardare

ho sentito la morente voce buia

il soffio tenero della notte di fine agosto

il cono d'ombra della signora in nero

 

ho allungato gli occhi

sulle mie quarantadue lune di ieri

sul rumore dei sogni seduti accanto

sugli spazi vuoti della vita

 

ho contato i solchi del tempo

il viaggio delle rughe sulla mia fronte

le mie mani inutili

decidendo di pagare il conto

con i pochi spiccioli rimasti nelle tasche

 

Mi sono innamorato

della lentezza delle nuvole

fuggiasco

nell'ora dei pallori più estremi

e ho capito che il tempo non è importante

non esiste davvero

 

è soltanto un'anonima curva

ora che il giro è passato.





Isadora

(Ad Italo Calvino ed alle sue città invisibili)

 

E’lassù Isadora

dove i desideri sono già ricordi

dove un gallo canta ogni mattina sulla torre

e la cenere di sandalo

raffredda nei bracieri

contiene il passato come le linee della mano

Isadora,la morte scritta negli spigoli delle vie,

nelle sciarade,

negli assi di bastoni

 

ha sette porte Isadora,

l’incedere lento di gatti innamorati

ballatoi e balconi,

l’ombra seghettata delle palme

posate sul ciglio della notte

è fatta della materia del cristallo, Isadora,

di metafore e traslati, di ninfe e naiadi

con lanterne appese ai cedri sulla porta,

i tetti d’embrici,

e c’è una fiera con la giostra,

lavandaie chine sulla pietra

e le finestre, ognuna con una donna

che si pettina,

 

è miraggio del deserto Isadora,

bella nei suoi giardini di magnolie

nelle barche che approdano con carichi di zenzero

nelle danzatrici d’ambra

è sogno Isadora, un vuoto non riempito di parole

lei che conosce partenze e non ritorni

un fior d’ibisco a sancire l’arrivo della primavera

 

è nebbia e lune Isadora

ai piedi di calanchi e fiori di ciliegio

lassù dove tutto è muto ed intercambiabile

anche la vita

 

e noi sogniamo qui,

nel silenzio delle sere di settembre

ad Isadora

l’ultima città delle illusioni.