premi2015

Premi dell'anno 2015

Prima classificata premio “Luce dell'arte” RM con “La tela del ragno”

Prima classificata premio “Il ventuno a primavera” con “La casa dei folli”

Prima classificata premio Renzino-Foiano della Chiana-con “Jamila e sua madre”

Prima classificata premio Parabiago con “Gente di mare”

Prima classificata premio “Università popolare di Spinea” con “Gente di Mare”

Prima classificata premio “San benedetto nel cuore”con “Gente di mare”

Prima classifica premio “Voci città di Abano Terme” con “Qui sul Carso”

Prima classificata premio “Luciano Doretto” Ceggia con “Qui sul Carso”

Prima classificata premio AGO con “Qui sul Carso”

Prima classificata premio Montefiorino con la silloge “La sera di Macondo”

Prima classificata premio Liberlibro Macherio con “Eternit”

Prima classificata premio “Mani in volo”con “Il pianista di Yarmouk”

Prima classificata premio “Girolamo Predolamini”con “Il pianista di Yarmouk”

Prima classificata premio Mario Barale con “Jasmine”

Prima classificata premio Cuor dei cuori con “Il pianista di Yarmouk”

Prima classificata contest “Sintesi Azzurra”con “Jasmine”

Prima classificata premio Scarabeus con “Jasmine”

Prima classificata premio Mondo Artigiano con “Il nonno e Jack”

Prima classificata premio città di Vignola con “Un bimbo chiamato Kamal”

Prima classificata premio Patrizia Brunetti Senigallia

Premio speciale Raffaello Cioni-Barberino di Mugello-con “L'Armando”

Premio speciale Giuria per poesia Centenario Poseidonia Paestum con “Qui, sul Carso”

Premio speciale poesia donna La Bormida al Tanaro sposa con “Il volo del nibbio”

Premio giuria Targa Marcocci con “Il pianista di Yarmouk”

Seconda classificata memorial Miriam Sermoneta con “Qui, sul Carso”

Seconda classificata premio “Napoli Cultural Classic” con “Tredici lune”

Seconda classificata memorial Lorenzo Cresti con “Il suonatore stanco”

Seconda classificata premio “Il Castagno”con “I ricci di castagno”

Seconda classificata premio Simone Seghetti con “Il profumo dei tigli”

Seconda classificata premio Maccla Saracena con “Il pianista di Yarmouk”

Seconda classificata premio “Mani in volo” con “Le sette e quaranta”

Seconda classificata premio “La rosa d'oro” con “le vite degli altri”

Seconda classificata premio “Vittorio Alfieri” con “Il pianista di Yarmouk”

Seconda classificata premio Simonetta Cappellini con “Eternit”

Seconda classificata premio Rosse Brume con “Eternit”

Seconda classificata premio città di Fucecchio con il libro “La casa dei folli”

Terza classificata premio”Voci contro la guerra” con “Jamila e sua madre”

Terza classificata premio “Occhi sul Mugello” con “Il volo del nibbio”

Terza classificata premio “Myosotis” con “Qui, sul Carso”

Terza classificata premio poesia religiosa “Sant'Alfonso” con “L'ombra delle croci”

Terza classificata premio Anardia città di Forlì con “Storia di Lino”

Terza classificata premio “La luna e la notte” con “La luna di Dachau”

Terza classificata premio “Hostaria delle immagini” con “L'Armando”

Terza classificata premio Il bottaccio con “Il pianista di Yarmouk”

Terza classifica premio “Poesie del terzo Millennio” con il libro “La casa dei folli”

Terza classificata premio citta' di Leivi con “Il pianista di Yarmouk”

Terza classificata premio Aronte Carrara con “Irene ed il buio”

Terza classificata premio Renato Serra con “Piccoli sergenti nella neve”

Quarta classificata premio “Mario Mosso” con “Eternit”

Quarta classificata premio Locanda del doge con il libro “La casa dei folli”

Quinta classificata premio Hostaria-Pc-con il libro “La casa dei folli”

Quinta classificata premio “L'anima in versi” con “Dell'inverno”

Primo premio "Citta' di Ceggia"

Primo premio "Voci Citta' di Abano Terme"

Primo premio "Ago"

Premio giuria "Poseidonia Paestum"

Secondo premio "Miriam Sermoneta"

Qui, sul Carso *

(A Giuseppe Ungaretti)

 

Qui, sul Carso non piovono stelle

c'è poca allegria, la terra è cattiva

ed i cespugli son sempre gli stessi

su questa collina dove si saccheggia la vita

 

qui, sul Carso la primavera è leggera

volteggia in punta di piedi leggiadra, gioiosa

su uomini dalle mani convulse

su uomini che annusano l'aria

 

e sentono solo la morte, celata oltre le macchie degli alberi

oltre il bordo squadrato dei pioppi

i fucili che si muovono piano nel vento

nel brusio del silenzio stanco d'aprile

 

qui, sul Carso io scrivo versi nell'ombra

appunto sul foglio il colore di questa luna minuta

creo un'alba in attesa del sole

il passo leggero che si apre al dolore

 

scrivo dell'aria cruda di nebbia, del cielo,del fiume

fermandomi a sentire la morte

nel momento in cui il cuore è più nudo

pensando ad una donna che dorme lontano

gli occhi azzurri d'estate, il seno fatto di nuvole chiare

e sento il respiro leggero che cerca l'amore quando finisce la sera

 

qui, sul Carso c'è tanfo di morte

tremori freddi sul far del mattino

non ci sono colori abbozzati

solo il rosso vermiglio del sangue,rade lacrime calde

di ragazzi che non saranno mai uomini

 

non ci sono sorrisi nell'immobile calma del giorno sul Carso

solo una luce stupita su troppi corpi ammassati

un tramonto fatto di foglie e di nulla

non c'è niente sul Carso

tutti i corpi non sono che un corpo

 

e l'ultimo canto, il più bello

è questo mio verso che indugia dolce nel vento

poi scende sull'erba bagnata

e parla di vita e d'amore.

 

Oltre la morte che regna in silenzio ad ogni ora del giorno

qui,sulle doline del Carso.

 

"Omaggio a Giuseppe Ungaretti nel commemorare i luoghi della guerra come un canto alla vita .Il poeta si è per un istante abandonato al puro fluire della natura, obliando la sua angoscia d'uomo e ritrovando un sentimento d'intima adesione alla vita.. Con l'assurdita', l'atrocita' della guerra e della morte, si contrappongono alla bellezza della natura primaverile,dell'amore.

Gli uomini aspirano alla salvezza esprimendo un unico desiderio:che la guerra finisca."

 

Mirella Dall'oro

*disponibile videopoesia

 

Primo premio "Universita' popolare di Spinea"

Primo premio "Citta' di Parabiago"

Primo premio "San Benedetto nel cuore"

Gente di mare

E' gente di mare, indomita amante delle onde

crisalide mai divenuta farfalla

la pelle arsa, i capelli secchi,il cane di vedetta sulla prua del gozzo

che ozia a malincuore nelle secche di settembre

accecata dal sole di mezzogiorno

dal tempo che lascia sciamare i misteri, i profumi della lontananza

 

è gente di mare che vive tra l'agave morente innalzata sulla roccia

ed annusa piano l'odore del sale, del legno delle barche bruciato

tendendo un filo di seta tra il sartiame e la risacca

contando i refoli del maestrale insinuante sulle cose della vita

sulle macchie di malva di un paese addormentato sulla schiuma

 

è gente di mare, affacciata alla finestra di un orizzonte breve

padroni, aiutanti, padri e figli in sosta al bar del porto

con un asso di spade in una mano

e nell'altro la gaulois che si consuma lentamente

 

è gente di mare, seduta sui i gradini di una scalinata lunga

che cerca spiccioli di sogni in una casetta colorata

dove dentro regna la penombra

e prega un Dio che dia respiro al cuore, che ancori la loro vita sulla sabbia

 

è gente di mare dagli occhi silenziosi

che custodisce la notte, la quinta luna, il verso antico delle fiabe

e ruba il fiato alle stelle

percorrendo a ritroso l'essenza dell'onda

prima di arrivare all'ultimo viaggio

l'anima abbandonata ai colori forti della loro isola.

 

In attesa dell'ultima marea.

 

 

La lirica è costituita in cinque strofe in versi liberi e sciolti, più un verso di chiusura.Vi si respira una grande musicalità, severa e nobile come la gente di mare di cui parla e che costituisce l'anafora iniziale di ogni strofa. I versi sono fluidi, il lessico essenziale, pulito, di una perfezione immediata e commovente, che si stende come le sfumature di coloredi un pittore che vanno piano piano a comporre un dipinto complessivo.Ogni strofa è il ritratto di u momento particolare della vita dei marinai,vita indomita,rude, silenziosa,con un potenziale emozionale interiore che non ha mai la possibilà di esplodere all'esterno, come una crisalide mai divenuta farfalla, come dice la bellissima immagine della poetessa.Alla fine della lettura ho provato empatia ed ammirazione per questa gente di una sapienza austera ed antica, ma anche, non lo nascondo, una sottile malinconia.

 

Flavia Meraviglia

 

 

Primo premio "Luce dell'arte"

La tela del ragno

 

 

Si vive camminando su una tela di ragno, nell’incertezza dei passi

le spalle ricurve come quelle di Atlantide

senza un senso, una ragione

cercando il filo rosso che lega insieme i giorni, i dolori sottili

un tempo vuoto di scricchiolii e sussurri

 

contiamo con noncuranza amori che salgono, scendono, si inabissano

tornano con nuovo vigore, in tiepide penombre blu

e tagliano il cuore come sassi aguzzi, e sono caso, abisso, dolce vizio di postura

 

nell’immaginifico zelo della sera ci illudiamo dei teneri profumi d’aprile

della fioritura dei limoni, delle code colorate delle comete

immaginando una fiaba, una sorta di eco lontana, un filo d’oro che si dipani

come nel labirinto di Minosse

e ci faccia dimenticare l’incompiutezza,il vuoto, le nebbie, le notti,

l’assoluta dissonanza dei sogni

 

votati alla sconfitta ci adagiamo sulle piccole frodi del cuore

sui tormenti dell’assenza in un incendio freddo e spietato

a occhi bassi ci innamoriamo del sole

divenendo cenere, polvere di seta

un fumo calmo e lento

 

prima della sera.

 

 

Primo premio "Città di Montefiorino" per la silloge "la sera di Macondo"

Quattro luglio duemilaquattordici

 

Oggi è ombroso il mare

accarezza i fianchi lucidi delle barche

tortura scafi alla deriva

s'ammassa in una riga d'autunno

vuoto, piegato a placide intemperie

 

oggi c'è un soffio di neve sull'onda

i giunchi piegati al vento della sera

i fiori appassiti da un grido di pianto

e c'è la pioggia di luglio, una luna d'autunno, un fiume vuoto

un viaggio, l'ultimo

 

oggi c'è il mozzo cigolare dell'asse

dita che dolgono sulla pietra pomice

la tolda coperta di nebbia

un cielo stretto che guarda lontano

lontano oltre il sogno,oltre il torbido grigiore della notte

 

e c'è il lume fioco di un lampione

una scala ad angoli retti di pietra rosa

e tu che sali alla corte di Dio

gli occhi accesi,l'abito di polvere

 

e c'è una timida paura mentre insieme parlate di donne

e avete per amiche solo le stelle.

 

(ciao Giorgio)

 

 

 

Secondo premio "Lorenzo Cresti"

Il suonatore stanco

(A Giuliano)

 

Si condensava il vapore sui vetri del tram

quella sera

c'erano viali alberati, chioschii di birra, calde osterie

il pane appena spezzato,sapore di mare,il silenzio di stazioni lontane

 

era domenica e lì terminava la tratta

nell'ombra che si propagava allo specchio

su quella fontana un po' a nord

in quella piazza dove il chiurlo cantava

c'era un lume appeso alla porta, il dicibile appena accennato

ed il blu era ancora più blu in quell'agguato dopo la curva

si mischiava al sangue ed al trifoglio appena tagliato

sotto l'albero in fiore del tiglio.

 

Eri uscito una sera d'estate, senza fare rumore

e Calabuig di Vecchioni

è rimasto nella stanza di Anna

insieme ai semi di rose, alla polvere buona

ad un ordinato sfacelo

 

e tua madre rivive ogni giorno da oltre vent'anni

una solitudine antica, la stessa tavola, la stessa casa, lo stesso terrazzo

guardando di soppiatto le vite degli altri

stringendo il sogno, la memoria,l'amore

la foto di un bimbo che è andato per viole

 

così ogni domenica sera

ferma il tempo e il momento

odora bianca l'assenza

e sul divano appassito di sole

chiude gli occhi ed ascolta Vecchioni.

 

A volte il ricordo è un coltello affilato.

 

Secondo premio "Simone Seghetti"

Il profumo dei tigli

( …..a mia madre)

 

E d'incanto scemava il profumo dei tigli

assuefatta ad un nuovo dolore

infilavi distratta il cappello

ed aspettavi il sonnolento diciotto

che arrivava ogni giorno in ritardo

arrancando dopo la curva dei salici

“Destinazione Careggi

biglietto obliterato

abito pulito di lavanda e bucato

posto e flebo in vena già assegnato”

 

così ogni giorno lo sguardo superava la visione

leniva quello spasmo di dolore

il gioco dei quattro cantoni

in quella via del campo ormai senza più sogni, senza più eco.

 

Ti smarrivi lieve

nella speranza di andare incontro ad un'alba colorata di rosso

lasciando in silenzio una casa

la cera a specchio, la lucidatrice

la collana con le perle,la bambola di pezza

un amore grande

qualche spicciolo buono

che non sarebbe mai servito nel firmamento delle stelle.

 

Dipinto solo di grigio e d'azzurro.

 

 

Secondo premio "Mani in volo"

Le sette e quaranta

(A Lidia)

 

 

Non è rimasto che un bagliore da cullare

in quella stanza dove l'orologio si è fermato alle sette e quaranta

intorno il silenzio bianco dell'inverno

pochi oggetti sparsi, ormai soli

uno spicciolo di rame, un libro, un nastro rosso

a marcare la tua assenza, la dimenticanza, l'addio

 

c'è un pulviscolo che sale lento, senza meta, senza scopo

senza incespicare

s'annoda al dolore

levitando fuori dal tempo

in un oscuro filo di sospensione

 

c'è la porta accostata, un cielo triste, il traffico dell'ora di punta

ed i tuoi figli, piccoli fiori d'alba,

quasi annegati nella sera

le ginocchia sbucciate, gli occhi larghi

che si tengono per mano in un immaginario girotondo

facendo la conta

toccando muri bianchi

la corteccia delle cose

 

 

e c'è solo la neve che cade lenta

insieme al buio,al fruscio delle falci

al giogo immenso del tempo.

 

E sul comodino un racconto così bello

di maghi e cavalieri.

Quasi alla fine.

 

 

Primo premio "Liberlibero Macherio"

Secondo premio "Rosse Brume"

Secondo premio "Simonetta Cappellini"

Premio speciale "Ago Mario Barale"

Eternit

 

A te che guardavi le fredde stelle d'inverno

dipingevi bucaneve sulle ombre corte del viale

cucinavi salvia e cipolle

e di mattina portavi i bimbi alla scuola

immaginandoli al banco immersi in soffici nuvole rosa

ed a febbraio cercavi la luce segreta del sole

le prime viole profumate d'amore

 

a te che ti appoggiavi ad un tempo indiscreto

contando i passi dove finiva il suo cuore

scendevi gradini, templi d'oro e di spuma

mentre cedeva lentamente la trama

e dal corpo fuggiva la fiamma

restava solo la quiete

là dove finiva la vita

e c'era solo la cenere, una distanza ,un vortice, un antico falso perdono

 

a te che guardavi la notte di spalle

baciando in silenzio un profondo dolore

e arretravi di sponda in fondo a quegli occhi

la Marlboro che bruciava leggera in un freddo che asciugava le ossa

e lasciavi i vivi più soli, meno forti davanti al destino

 

a te che avevi un cappello sbilenco , una stella, setosi riccioli bruni

un dormiveglia di sassi e di sterpi

ed amavi gli usignoli e le rondini

le api e il biancospino di maggio.

 

A voi che senza più sogni avete varcato le porte del cielo

e non vedrete più le foglie d'autunno, i covoni del fieno

le mattine con il lusso del verde

la luna pallida a scolorire la notte

 

 

per voi oggi dipingo in questi versi la pioggia

quella pioggia fine, stanca d'aprile

quella calma, bianca,perfetta

che dilaghi nella memoria degli uomini e renda onore allo scempio

a quelle croci sfregiate in un campo di grano

a quel niente imbrattato di dolore e di sangue

 

a quelle vite svanite nel buio, in un buio assoluto

 

 

 

Secondo premio "La rosa d'oro"

Le vite degli altri

(Airbus 320 -24-3-2015)

 

Condannate ad un canto infinito di grilli

ad un brusio sopravvissuto al massacro

le vite degli altri stasera anelano al buio

ad una costellazione dipinta di nero

in silenzio cercano di afferrare un lembo di Dio

uno spicchio di luna calante

 

tutto è caos in quel vuoto

dove il cuore affonda in una palude di piombo

in una caduta senza peso, né fine

nell'aria vuota che taglia nuvole e pioggia

 

ci sono piccoli sogni nel cielo che si adombra di fuoco

camicie pulite, un cappello bianco ed un fiocco

ci sono flash-back d pranzi in famiglia

di camelie, di glicini in fiore

qualcuno ricorda un bimbo, una tazza di latte

un cucciolo caldo addormentato davanti al camino.

 

E poi restano solo le fiamme

le ore che muoiono piano

la morte che arriva con un vestito da sposa

e si specchia in silenzio nel fiume come fosse una donna

 

non c'è nient'altro tra la lavanda ed il fuoco

solo le vite degli altri che tacciono immobili

i fianchi freddi, le bocche vezzose ormai dischiuse all'orrore

confuse nel grande vuoto del sempre

nella terribile bellezza del nulla.

 

Ha un ciondolo al collo la notte

su quella montagna che non ha usignoli, né stelle

solo un bavero rialzato sull'alba

e brilla nell'ombra

mescolando il dolore al silenzio.

 

 

Primo premio "Mani in volo"

Primo premio "Cuor dei cuori a P. Shelly"

Primo premio "Girolamo Predolamini"

Secondo premio "Accademia Vittorio Alfieri"

Secondo premio "Maccla Saracena"

Terzo premio "Il Bottaccio"

Terzo premio "Citta' di Leivi"

Il pianista di Yarmouk

 

Ogni giorno nelle pause di pioggia battente

qui nell'inferno di Yarmouk si sente Beethoven

una musica dolce che stringe nel ventre creature d'amore

che scivola su anime spente, su stanze sbreccate

sull'assedio di una terra sporca di humus, feconda di lacrime madri

 

ogni giorno Ahmad

la maglia stracciata posata sul corpo smagrito

fa scivolare le dita su tasti d'avorio e di ebano

nei silenzi di poche parole

in chimere di pescatori e di reti

e racconta una storia di mari lontani

inventa un'allegra canzone

perchè si possa morire cantando con negli occhi un bagliore di stelle.

 

Così a sera si sogna un baluginare di lucciole

mentre tutto si perde in un urlo di prefica

in un parto urlato alla luna

in una falce affilata che arriva danzando

 

qui dove non ci sono piante da bagnare al mattino

giochi di carte,dadi truccati

o delfini che saltano in scia

la neve sui rami o margherite nel bosco

 

solo questa musica lieve

che riporta l'eco di vite perdute

il profumo di legno e di tiglio

e lo scolo del villaggio più a monte.

 

Su bambini accampati tra le nuvole ed il cuore.

 

 

Primo premio "Città di Vignola"

Un bimbo chiamato Kamal

 

Kamal,dieci anni

si addormentava nel profilo del sole

il cuore in riposo sui sassi

le mani a stringere aquiloni di seta, un fiore d'amaranto lucente

lassù in quel fosso dove non cresceva più il grano

 

 

Kamal, dieci anni

si nascondeva come una talpa in trincea

sognava cibi speziati di curcuma e zenzero

un usignolo ,un fulgore di fragole

l'esatta misura del passo

quando camminava col mitra posato sul petto

sentendosi uomo mentre era soltanto un bambino

 

Kamal, dieci anni

combatteva una guerra già persa

ad ogni sparo bucava una stella

macchiava col sangue fili d'erba e d'amore

un candido vestito di bimbe promesse già spose

 

Kamal, dieci anni

respirava ogni giorno la morte

abitava una casa di sabbia e di nebbia

e sentiva solo parole di odio, di rabbia

nella sua bocca diventata ormai muta

sui suoi piedi immobili segnati dal vento

da un crudo inverno di foglie ingiallite

 

Kamal, dieci anni

appeso all'abisso

tra le vampe ed il calore di bombe e di mine

aspettava che arrivasse bianca la neve

ed in silenzio

prima di essere nuvola

sognava bianchi gli aironi

in volo planato tra gli ontani ed i lecci.

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