Silloge poesia
Pagine 96 € 9.35
Edizione: Le Mezze Lame Edizioni
"Ci sono ombre in questa silloge dove il dolore attraversa i versi con passi leggeri. C'è la bellezza della vita ma anche la terribile, impietosa sofferenza della perdita. E in sottofondo c'è il mare che con le sue onde abbassa il volume della notte rendendo le partenze un po' meno dolorose"
(Presentazione IBS)
(il libro è dedicato a mia madre scomparsa all'inizio dell'anno)
Sarà laggiù,l'orrida bellezza della fine
nella dolcezza inquieta del mare
tra le falesie che sfidano il vento
nell''arrocco di uno scoglio di neve disfatta
tacerà l'oblio delle onde, la pietà del mare
la cieca indifferenza del sole
ed io mi lascerò andare stranita, mescolando le maree del vivere
con la sciarpa rossa a soffocare desideri ormai sfibrati
germoglierà il fiore di cactus nella mia tasca
il seme di cannella, le briciole di pane nero
ed io sarò corallo insieme ad un pesce pagliaccio ed ad un sergente maggiore
laggiù
dove si fa materia il buio
nell'immensità del mare.
C'erano stelle addormentate in quella vita
occhi arrossati, visi bruciati dal sole,passi ovattati di neve caduta
aerei in cielo che rompevano il silenzio della sera
e lunghe ombre che rendevano belle le nostre bandiere
c'era la guerra ,la miseria,la fame e voli perduti di rondini a primavera.
ed anni dopo c'era il ponte curvo dell''arcobaleno, c'era la rinascita
sogni che sembrano già rimpianti, l'erba che splendeva dopo la pioggia
il papavero che nei campi accarezzava il grano
ed il profumo di caffè caldo alla mattina
c'erano torri fumarie, un salario,una famiglia
la possibilità di un futuro , dell'amore.............
e poi c'è l'oggi,figlio,
la vita che è diventata una menzogna
c'è il sole che ci bacia con pudore, l'amplesso della solitudine
e lavanda appassita sul balcone
viviamo di giorni crudi e bianchi, di cantilene stonate
di files e bytes da scaricare la mattina
e contiamo amori fasulli, monatti di fuoco nati sul pc o ad un Macdonalds
non ci sono notti e suoni di chitarra in riva al mare
solo bolle d'effimero ,vacuità e canti lontani di sirene
i Rolling Stones hanno crepe sul viso
ed il soffio infinito del tempo
si stende pigro su stagioni dove la neve
si addormenta lenta.
Come la vita.
Dietro l'ultima curva di vocali l'assenza
il piede in fallo
semi di rose ed orme sulla sabbia fine
è un giorno di poco sole, di qualche stella dolorosa
c'è un tempo che batte inaspettato
un silenzio vago che s'appiglia al cuore.
Arranca lieve la poesia
affonda nel bianco
assorbe quel vuoto che fa la morte allargando la mancanza
s'abbassa il volume della notte
c'è una partenza in cielo
il passo sordo del vento
ed è così tutto assurdamente azzurro.
..............ciao Giulio
Il giorno che sono morto
giocavo a carte, contando ciò che resta dei ricordi nell’armadio
godevo del silenzio di poco sole e di una mela
le foglie frusciavano pigre contro imposte cigolanti
le stelle cadevano sui rami del cedro denudati dall’inverno
c’era la calma delle nevicate ,dei giorni di festa la mattina
lo spazio rarefatto,la tenue vibrazione del silenzio
e novembre che mi si stringeva intorno
in una casa coronata di rose
dove l’azzurro della pervinca occhieggiava ad una primavera lontana
il giorno che sono morto
c’erano parole esauste, lo scroscio della pioggia che tutto assorda
il grido di un merlo senza nido
il mare che spingeva alla deriva ossa di balena
c’era un bimbo appeso agli occhi della madre
un sorriso tratteggiato a ombre scure
e gatti nel cortile che facevano l’amore
il giorno che sono morto
avevo scarpe lucenti, la cravatta allentata
ti ho dato un bacio all’uscita della scuola
e sono andato su una curva che sapeva di buio
serpeggiando per una valle di ghiaccio
il volante di fumo
il clacson che urlava alla luna su una strada di faggi in penombra
solo gli spaventapasseri indicavano la direzione
si sacrificavano al vento
di quel quanto che sarebbe stato per sempre.
Un amplesso infinito tra lo spazio ed il nulla.
(dedicata)
Ed ora,il corpo ridotto ad un'esausta pallida bellezza
il contrarsi delle mani incontro al nulla
assente dietro il sudore delle palpebre
nell'orbita di gesti non compiuti
cerchi con gli occhi, madre, un'oscura antichità di antiche forme
la tregua di un cielo capovolto, un prato fiorito di ibisco e di magnolie
un'estate dalle foglie ormai cadute
e mentre i pensieri si infrangono in risacca
sospesa tra il profilo e la memoria
ti discosti da un monologo tiepido che incespica
anelando ad una fuga
lassù dove la rosa di macchia occhieggia nella siepe.
E lo sento nel tuo mancare la presenza
ora che i cigni sfiorano le canne
e c'è un filo d'ombra che incrina le stagioni
e c'è l'incanto,l'atroce incanto del tempo che finisce
della primavera che appassisce i fiori
dello stupore che abbandona il tuo dolore.
E' breve la notte di febbraio
ora che il cuore si riflette nello specchio
e vibra il sogno di un volo che ha perso già le ali.