Hanno ucciso le parole



 

Biblioteca Testi Brevi Edizioni

Silloge poesie

Pagg. 46

 

 

 


 

 

Primo premio concorso letterario "Patrizia Brunetti" 2015

Con una capacità polisemica da far dimenticare persino chi ne sia l'artefice, Tiziana traccia nella sua ultima silloge un ritratto scarno ed eloquente del mondo folle in cui stiamo vivendo scomparendo dietro la propria scrittura, facendo cantare solo la parola e tutto ciò che essa è capace di evocare. Ci si perde così nella notte buia di Parigi poco dopo l'attentato a Charlie Hebdo, camminiamo nel vento leggero di Peshawar, facciamo compagnia a Marika kamikaze di Kabul. Le immagini sono ricche e vivide e si nutronbo dell'attualità più recente rivissuta e trasformata in messaggio universale. C'è sonorità e ritmo, emozione e pensiero in un andare e venire di versi ritmici e leggeri. La silloge spazia poi in temi molto diversi tra loro affrontati però con garbo e con una delicatezza che non può non intenerire. Si intuisce ovunque un lavoro meticoloso che si manifesta attraverso la scelta ponderata delle parole e che, oltre a dar vita a versi di alto spessore, suggerisce al lettore immagini limpide che scorrono senza indugio tra le pagine. Un dolore pesante e doloroso segna l'esistenza dei protagonisti che sono capaci di resistere al dramma senza chiamare mai il lettore alle facili emozioni ma lo costringono al ripiegamento interiore ed ad una dolorosa meditazione su tutte le varie sfumature della vita





Kill the words

( Parigi 07-01-2015)

 

Oggi hanno ucciso le parole

quelle oscene,affamate

quelle satiriche, assetate

le hanno colorate di sangue

tinte di paglia bruciata,

allungate sopra un'ombra di falce

 

oggi hanno chiuso le stagioni

ed innalzato un altro ponte

fatto di polvere rossa

senza fiumi, senza gocce, senza onde,

senza torrenti di acqua dolce

e costruito un altro muro

oltre l'edera dell'anima,

oltre le spighe scomposte del cuore

per dividere briganti ed invasori

sconfitti ed invisibili.

 

I gesti d'amore si sono acquietati

provati dal dolore, inchiodati alla sofferenza

tutto si è addormentato in questa Parigi dalle finestre spente

battuta dalla pioggia,

arresa alla croce del massacro

 

c'è solo una mancanza

l'acuto grido nella piazza sorda

e la neve che in silenzio si posa piano

eclissata dalla luna

in quella strada

dove dodici vite sono già ricordo.





Il mattino sbagliato

 

Ed in questo mattino sbagliato

come un asceta mi muovo tra le pause

la vita che rovista dentro,

cogliendomi di sorpresa

la stortura del mondo che pone l'assedio

 

così una virgola di mascara ribelle si mescola al tuo sguardo

all'imperfezione del mondo

ad una nuvola sfilacciata di vapore.

 

E mi entra dentro,

senza scarti, senza dismisure

il grigio slavato del reparto

il chiarore bianco e freddo di luci artificiali

il tuo sorriso incerto,

la curva dismessa delle labbra

 

spaesata, fuori luogo

fisso la fuga delle piastrelle

il silenzio che riempe gli spazi.

 

Tutto diventa finzione

ed io sfuocata ed imprecisa

fatta di acqua e polvere come un sogno

con la pazienza di un demiurgo

ferma su una panchina aspetto

nella lucidità tagliente del mattino

 

forse l'assoluzione

o forse solo la resa.