Le ragazze di Kobane




Migr-Azioni Edizioni

Silloge poesia

Pagg. 64


Tiziana Monari compone versi dal 2007. Sicuramente ilsuo stile si è raffinato nel tempo ma un aspetto del sul suo mododi scrivere è rimasto immutato: la capacità di raccontarci i personaggi più disparati (da Che Guevara a Gandhi, da Giovanni Falcone a Gesù Cristo) con gli occhi, il cuore, la visione della vita dei protagonisti. Raccontare le “persone” da questa ottica non è certo cosa di tutti i giorni.
Solitamente è difficile pensare che personaggi così conosciuti siano comunque coinvolti nel vivere quotidiano e si resta stupiti quando Tiziana ci ricorda con modi sempre altamente evocativi e con parole mai fuori posto di come prima di essere personaggi costoro siano stati donne e uomini. Lo stesso tatto si ritrova anche nelle liriche più personali che riguardano la sua vita. Dal suo profondo amore per gli animali al rapporto con le persone che la circondano, tutto viene raccontato con una sensibilità fuori dal comune. Basta addentrarsi in questa raccolta per trovare una descrizione magnifica di Oriana Fallaci, “donna di fuoco e di brace senza un filo di trucco, invadente, sognante”(da “Se il sole muore”), un omaggio gentile e raffinato a Diego Armando Maradona,”e solo il pallone in un volo perenne, il mio piede sinistro, la felicità squilibrata dei sogni” (da “Nonna Dora”), o di Gandhi “ Come l’edera che con lenti abbracci riconquista il muro di cinta ho sognato la libertà negli occhi larghi dell’inverno dispensando amore nel tempo che tracimava lento” (da “Ai confini del crepuscolo”).

Oltre a questa peculiarità le va riconosciuta anche la raffinatezza delle parole usate nei suoi testi, tanto da apparire agli occhi di molti critici come “pennellate di versi”.
Tiziana scrive del dolore, dell’amore, della vita e della morte, ma senza retorica. La voglia di fare poesia è una conseguenza del suo modo di vivere, di vedere oltre la superficialità delle cose, di cogliere in profondità le verità celate ai più, riscoprendo luoghi, sensazioni, la malinconia delle lontananze, la nostalgia delle assenze. Nei suoi versi si respirano gioie e paure, felicità ed incertezze.

I versi che Tiziana offre al lettore sono colmi di simbolismi, sono versi puri dove gli stati d’animo si distendonotrasformandosi sul foglio in poesia.
Scrivere versi è come essere sempre vicino a un fuoco. Ed i suoi occhi sempre attenti alle emozioni, sono la conferma a cuore aperto di una insaziabilità non tanto di emozioni ma di esperienze che solo la poesia riesce a volte a convogliare e a trasmettere al lettore.


Roberto Vannucchi


Le ragazze di Kobane



Ed ora
che nevica leggero il silenzio
ed il cielo è vuoto di un blu che fa male
restano chine sulla vita
i capelli legati stretti alle nuvole
il fulmine piegato nell’incavo della mano
sapendosi già morte le ragazze di Kobane
come foglie perse
la lama che strizza l’occhio argentea e sorridente
l’azzurro che riflette il tempo di settembre
si raccontano la neve
in quella città che ha l’ombra di Caino nel cuore
nugoli di mosche nei corpi spezzati sui marciapiedi.
C’è un’estate torrida ed indolente a Kobane
formiche volanti vibranti nell’aria
ulivi contorti come storpi
e le voci sono tremule nel vento
ad aspettare un inverno che declini sulle soglie
le perdute forme dell’estate
e c’e’ nebbia sulla collina degli aranci
l’odore dolciastro del sangue
la timida carezza di una lacrima
l’uscio aperto nelle case delle viole
ed intanto l’onda della guerra risale bianca
accarezza il fiato delle cose perdute
una colomba dalla pelle di loto
e tutto tace nel blu sconfitto della notte.
Non ci sono approdi di galeoni a Kobane
l’orizzonte è in tempesta
la terra brama il temporale.
E non si sopravvive alle notti di comete spente.






Della sera



È sola la sera
in questa vita di cose rotte
suggellata al tocco
chiara di margherite
rimesta spine morbide
in una sospensione ferma di respiro
in fiori scaturiti dentro ai rovi
ha la neve nel cuore
il lontano latrare dei lupi
un dolore nel caos di quello che sarà
porto qui un amore
lo coloro
insieme a un indovino e ad una fata
gli metto in tasca semi e numeri
colmandolo di sete di pane alla mia bocca.
Poi
mi faccio calda di pensiero
spiga di grano
linfa di farfalla.
su in alto
in un volo stanco d'ape
in un bianco infinito pentagramma.
Ho perso anche il mio nome questa sera
sanguinano i versi di silenzio
e la vita è un torsolo di mela
col legno nel cancello
a farsi scura.