Premio "Cuore dei cuori Shelley"
Silloge poesia
Pagine 52 € 10
Edizione: CinqueMarzoEdizioni
A volte si resta soli , al di là di ogni struttura razionale, nell’abisso,
A volte diventa sera e ci sentiamo come il colonello Buendia davanti al plotone di esecuzione a ripercorrere i passi della nostra vita e delle vita degli altri risvegliandoci a poco a poco dalla favola.
Questa silloge ci porta in un mondo meraviglioso e crudele, una Macondo dell’anima, con un filo conduttore: la solitudine e la perdita, in un dualismo ed in un totale rispetto per ciò che viene raccontato. Le pagine respirano, i personaggi sono plasmati in tutte le pulsioni, le contraddizioni in una felicità che li tocca solo per un attimo. E così come è arrivata se ne va.
Ogni scena trasmessa dalla poetessa ha il potere di evocare altri ricordi più intimi e profondi. La scelta, l’accostamento e la sonorità delle parole diventano un magico intreccio tra immagini e significati.
Vengono colti aspetti della realtà e della commedia umana che si trasformano in storie di vita calde di solitudine, di dolore, di amore, in una rappresentazione amara dell’esistenza. Tutto vibra di una forte percezione del senso della vita e della morte in versi liberi, carichi di significato, ricchi di metafore, similitudini,che avvolgono il lettore trasportandolo nella tragicommedia di giorni dove arriva presto la sera. E come a Macondo le sere adesso sembrano essere fuori dal tempo, un ciclo infinito di piccoli respiri senza senso.
Questa silloge è dedicata a Bullone compagno di giochi e di vita...
“….... Sarai sempre con me ora che sei filo d'erba, piccola stella della sera,il rumore dolce del mare......”
Cerco una parola
cerco una parola che non amo
che abbia un rintocco, un suono doloroso
l'attendo in silenzio a mani nude
quando il sole s'abbassa al mare
e tutto si oscura nel buio osceno dell'infinito
ne colgo il sentore,la consistenza,l'angolo desueto
le sillabe patetiche e leggere
per poterla recitare a filo di labbra
e sentire quel suono spento che ha sancito l'ultima carezza,l'ultimo bacio
cerco una parola
smarrita,distratta,immemore
che abbia il colore dello zaffiro,la consistenza dello smeraldo
una lieve,che faccia poco rumore, che abbia il silenzio dei tuoi passi
e si abbandoni pigra vicino alle onde
poi taccia felice, obbediente fermando la primavera, le gemme nei prati
che smorzi il colore dei girasoli, degli oleandri,dei ciliegi
e spenga l'effimera luce della luna nel cielo
cerco una parola dolce e secca, scritta tra virgolette
che sia cerchio e tangente, il numero perfetto del sistema
imbrigliata e sospesa nella stagione delle piogge
che conosca la curva esatta delle geometrie
sfrontata, gonfia di boria
che prenda fiato sulla sabbia
e si avvicini, s'allontani per smuovere il dolore
il freddo della neve, la perdita,l'abbandono
cerco una parola che non faccia rumore
e sia solo silenzio, il vuoto,il nulla
cerco l'unica parola che possa descrivere la tua mancanza.
E' rimasto solo un gesto sospeso nell'aria
la zampa che si tende ad incontrare il mio palmo
in quella sera che ha moltiplicato le ombre
ha spento la luna, le stelle,la via lattea
i dolore si è fatto fiore
ha acceso il mare, si è tramutato i fiume, in rosa rossa
poi ha riposato esausto attorcigliato al mio cuore
puntuale alla risacca,alle onde di marea.
Ed ora che sei andato,lupo,nel nodo azzurro del vento
lassù dove non esistono numeri primi
e non ci sono fiori ai balconi
io,qui d sola ho addosso l'inverno
non mi fermo ,non mi volto, vado avanti nell'assenza
e sento ancora aggirarsi nella stanza profumata di cotogne
i tuo respiro lupo.
Ed allora gioco con i giorni che ti sono stati tolti
faccio l'appello senza più trovarti
e lentamente cerco l'approdo della notte,del silenzio, di una insopportabile mancanza
la tua
dolce,grande amore, mio.
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